La rabbia
Oggi scrivo di una marea di cose, perché succedono una marea di cose. Scriverò di rabbia e di come ci fa bene parlarne.
Per prima cosa, visto che tutto nasce dalla mia community di appassionati di gatti … il calendario di MicioGatto 2024 è pronto!
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Secondo aggiornamento per lɜ appassionatɜ miciofile: è online il mio nuovo video sulla lettiera automatica che ho provato (grazie Milù per averla provata per me):
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Vorrei parlare di rabbia oggi, ma lo vorrei fare dando forza alle donne che mi leggono.
L’altro giorno sono stata fermata al Duomo di Napoli da un uomo messo lì a controllare come sono vestite le donne, che mi ha detto: “Si sentirebbe più a suo agio anche lei coperta“.
Rileggi la frase qui sopra. Sai che cosa c’è di sbagliato, vero?
Si è permesso di giudicarmi e di cercare di farmi vergognare del mio corpo.
Non ha “fatto rispettare le regole dell’ingresso in chiesa“ (per quanto io le trovi assurde), ma si è permesso di dirmi che “coperta“ mi sarei sentita più a mio agio. Forse secondo lui le donne musulmane sono pienamente a loro agio. O forse è lui ad essere a disagio vedendo pelle femminile?
Ovviamente io, arrabbiata, mi sono rivolta a persone dentro in chiesa, parlato, scritto e-mail e scritto post, ecco un riassuntino che ho pubblicato su Instagram:
Da dove proveniva la mia rabbia? Dal senso di ingiustizia di quelle parole, dal tentativo dell’uomo di umiliarmi, di svergognarmi. Quel tentativo è stato ingiusto e dunque mi ha provocato rabbia.
Però c’è un piccolo problema con la rabbia di una donna:
A noi donne la rabbia non è permessa, dobbiamo sempre essere carine e coccolose e sorridenti. Nonostante di ingiustizie ne viviamo tutti i giorni.
Non ci è permesso esprimere rabbia, altrimenti non siamo femminili, non siamo accoglienti, non siamo piacevoli (per chi?), non prendiamo la vita con umorismo e filosofia.
E cosa succede a noi con la nostra rabbia? Che ce la coviamo dentro, ci facciamo divorare dall’interno, spendiamo centinaia di euro dallə psicologə perché pensiamo di essere sbagliate noi. Ce la prendiamo con il nostro corpo, sviluppiamo disturbi alimentari, ansia, ci roviniamo la vita insomma.
Quando quell’uomo si è permesso di giudicarmi per il mio abbigliamento ho pensato a tante cosa: di tornare lì e fargli una sfuriata, ho pensato che aveva ragione perché in Chiesa non si entra in canottiera, ho pensato di andarmene e non tornare mai più a Napoli, ho pensato di stare sulla porta del Duomo fissandolo e odiandolo. Ne ho pensate tante. Ho pensato di essere io quella sbagliata.
Poi ho condiviso quello che mi era successo. Sono andata da una donna in biglietteria (pregando dentro di me che non prendesse ME a male parole, ma che mi ascoltasse) le ho raccontato l’accaduto, e lì, la magia: non solo lei mi ha ascoltato e dato ragione, ma mi ha detto che quell’uomo si comporta male con tantissime altre donne, tante arrivano da lei in lacrime, se la prende anche con le bambine.
La mia rabbia si è sciolta.
È diventata determinazione a fare qualcosa, per me e per lɜ altre.
Ho avuto una ulteriore prova della sorellanza.
Succede questo nell’attivismo, sia che si tratti di femminismo o di altre cause, come l’attivismo per la salvaguardia degli animali. (tornando in treno ho letto il libro di Irene Facheris proprio sull’attivismo “Noi c’eravamo. Il senso di fare attivismo“ che spiega bene anche questo concetto: https://amzn.to/3ZcUA80)
Ti è mai capitato di infuriarti vedendo una ingiustizia nei confronti di un animale (un abbandono, l’uccisione dell’orsa Amarena, un maltrattamento)?
Ecco, quella rabbia è giusta.
Ed è giusta anche la rabbia che provi quando, se sei donna, ti palpano il culo, o ti dicono come devi vestirti, o ti fischiano per strada. O quando promuovono un maschio al posto tuo, anche se quel posto spettava a te per merito. O quando il tuo compagno di dice che “ti aiuta“ in casa, e vuole anche sentirsi dire “bravo“, quando sta semplicemente facendo il minimo sindacale.
Quella rabbia che provi è giusta.
Come non farsi avvelenare la vita? Non certo ascoltando quelli che ti dicono: “Ma fattela una risata! Prendi la vita con umorismo!“ Non c’è nulla da ridere. Né quando maltrattano un animale, né quando maltrattano te.
La cosa più bella è accogliere la propria rabbia, contare fino a 10 e poi FARE QUALCOSA. Parlare con qualcuno, raccontare l’accaduto a chi possa ascoltare e capire, e poi agire.
Se sei dall’altra parte e vedi una donna arrabbiata puoi essere accogliente, ascoltare, NON METTERE IN DUBBIO O MINIMIZZARE, e ancora ascoltare.
Nessunə è sbagliatə, e nessuna emozione, nemmeno la rabbia, è sbagliata.
Parlare dell’accaduto con qualcuno capace di ascoltare aiuta molto anche a decidere COME reagire all’ingiustizia subita. Qual è il miglior modo, quel punto, per fare del bene per sé e per lɜ altrɜ?
Non sto parlando di meschine vendette, o rendere pan per focaccia, ma di usare il motore energetico della rabbia per fare in modo che l’ingiustizia subita non avvenga più, né verso noi stessɜ, né verso altrɜ.
Provare per credere :) il senso di sollievo e appagamento che si sentono seguendo questi step, sono impagabili, il senso di giustizia è impagabile.
Un esempio ENORME della potenza del racconto e della condivisione, e di quanta sorellanza si crea condividendo la propria storia è quello che sta facendo Carolina Capria su Instagram (ogni domenica nel profilo @lhascrittounafemmina, raccogliendo centinaia e centinaia di racconti di molestie subiti da centinaia e centinaia di donne, pubblicandoli in modo anonimo.
“Pensavo fosse colpa mia“ è proprio la rabbia e la vergogna che ci rovina la vita. Ecco che parlandone e condividendo la nostra esperienza, scopriamo che “non è colpa mia“, ma il fenomeno è sociale, coinvolge tutte le donne e non ci sentiamo più sole, non ci sentiamo più sporche. Sporchi sono i violenti e i molestatori.
La rabbia diventa il motore per cambiare le cose, non per rovinarci la vita.
Su Instagram ho raccontato anche un po’ della mia vacanza ad Ischia, dei gatti che ho incontrato e delle mie riflessioni ecologiste e femministe, le trovi nell’archivio delle storie “Ischia“ e nel post:
Ho amato molto l’isola di Ischia. Ho adorato quel mare limpido, guardare i pesci, quello che ha creato la natura in quel magico luogo. Mi ha pianto il cuore vedere come noi umani sporchiamo tutto e inquiniamo tutto.
Prima delle vacanze a Ischia ho fatto una grande pulizia della mia casa, buttando o regalando tantissime cose, (credo si chiami decluttering, in inglese, no?): è stato bello tornare dalle vacanze e trovare ordine e pulizia.
Ho anche pensato che fino a qualche mese fa tornavo a casa e probabilmente trovavo qualche vomitino dei miei gatti in giro :) sigh…
Sento che pulire a fondo la mia casa è stato un altro grande cambiamento tra la convivenza con i miei gatti e un’altra vita, diversa. Si cambia, si evolve, io vivo la mia vita sempre con un misto di gioia, di nostalgia, di curiosità, tutte assieme :)
Chiudo questo post con un invito: SCRIVIMI
Raccontami, sfogati con me. Prometto che troverai ascolto senza giudizio, sarò accogliente. Scrivimi quello che vuoi, quello che ti pesa, quello che ti fa arrabbiare, anche quello che ti fa gioire. Lo terrò tra me e te.
Questo è quello che mi sento di darti :)
Un abbraccio grande da Elisa
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