Umiltà o poca stima di sé?
Perché ho poca voglia di scrivere su web. E perché amo le domande e me ne sono sempre fatte tante.
Questa mattina mi è arrivata una Nota qui su Substack:
…e così eccomi qui :)
Ringrazio tantissimo la persona che mi ha scritto questa Nota, perché erano diversi giorni che cercavo lo stimolo per scrivere la Newsletter, la prima di quest’anno tra l’altro, rendendomi conto che i mesi passano e non ero mai convinta di riuscire a scrivere qualcosa di interessante.
E allora mi chiedevo: perché dovrei scrivere? Davvero è necessario che io aggiunga la mia voce agli innumerevoli contenuti che leggo ogni giorno su web?
E se invece leggermi aiutasse qualcuno? O magari lə tenesse solo compagnia? O strappasse un sorriso?
Non scrivo per umiltà? O perché ho poca stima di me? O perché sono pigra?
Il messaggio di Adriana di stamattina mi ha fatto pensare proprio a questo: magari qualcuno riceve qualcosa di bello dai miei scritti, e allora proviamoci.
Sono tornata ai primi di febbraio dall’Arabia saudita, dove ho fatto un lavoro di restauro di cui ho parlato nelle precedenti newsletter e un po’ QUI. Ed ora mi sembra di essere in pensione. Dalla frenesia del lavoro all’estero, alla mia precedente routine di lavoro da casa, coi miei tempi (molto pigri), poche uscite, qualche hobby.
È come se io fossi in stand-by, in attesa della prossima avventura. Sono fatta così, nella routine mi annoio un po’, alle volte mi ci riposo, ma poi ho bisogno di inventarmi un nuovo progetto, perché i vecchi progetti mi annoiano. Ho bisogno di imparare sempre qualcosa di nuovo.
Non ho nessuna voglia di scrivere su MicioGatto, vi dico la verità, credo che quell’esperienza faccia parte del mio passato. Soprattutto ora che non ho più gatti in casa. E soprattutto perché il web mi sta sulle balle ormai. Certamente il web mi dà ancora da mangiare, io mi mantengo facendo siti web, ma sono sempre più attratta dal lavoro manuale e poco da uno schermo, in cui vedo scorrere cose sempre più lontane da una vita sana.
Intanto voglio rispondere a una domanda: perché Elisa non ti prendi di nuovo un gatto?
Semplicemente perché ora voglio vivere una libertà davvero completa. Voglio viaggiare, vivere esperienze, conoscere mondi e persone, e i gatti mi hanno sempre limitato in questo. Inutile dire che ho amato tutti i miei gatti e amo anche quelli degli altri, ma in questo momento voglio vivere la mia libertà in modo ancora più completo. Almeno finché posso, finché la mia salute (e quella dei miei cari) me lo consentono, nei limiti delle mie finanze e delle mie possibilità, certo.
Ho iniziato un corso di disegno online con un insegnante californiano (odio il web eppure mi dà la grande possibilità di fare questo) e voglio approfondire quella mia passione che ho fin da bambina: disegnare e disegnare.
Vorrei avere sempre il privilegio di pensare a quella bambina che ero e continuare a chiederle: che cosa vorresti fare? A cosa vorresti dedicarti? E vorrei proteggere i sogni di quella bambina, farli realizzare, provarci.
Cosa c’è di più importante nella vita che essere fedeli a se stessɜ? Cosa può portare più gioia se non realizzare i sogni di se stessɜ bambinɜ?
Il lavoro su me stessa che mi ha portato più benefici in questi ultimi anni è stato DECOSTRUIRE. Decostruire il patriarcato dentro di me, decostruire la cultura del lavoro dentro di me, e invece chiedermi ogni giorno “che cosa vuoi?“.
Siamo tuttɜ totalmente impregnatɜ di condizionamenti esterni che ci impediscono di essere felici. Sensi di colpa, senso del dovere, condizionamenti sociali, lavaggi del cervello consumistici, tutto ci distoglie dall’essere umanɜ. E ci fa vivere un grandissimo malessere.
Passiamo sopra e ci dimentichiamo in fretta di cose di cui dovremmo inorridire e che dovrebbero causare una rivolta collettiva, ad esempio la polizia che prende a manganellate degli studenti di 16 anni. Io mi ricordo delle manifestazioni che facevo quando frequentavo il Liceo Artistico: quanta poca consapevolezza avevo! Semplicemente manifestavo per una causa che mi sembrava giusta, unita al vantaggio di non andare a scuola quel giorno, ma mai mi sarei aspettata di ricevere come risposta delle manganellate dalla polizia. Voi vi ricordate come eravate a 16 anni?
Il mondo com’è adesso, vi dico la verità, mi fa proprio schifo. Mi fa schifo quello che leggo sui giornali e mi fa schifo quello che vedo su web. Per fortuna non ho la TV.
E vogliamo parlare di femminicidi e violenza sulle donne? Di oppressione patriarcale? La società mi sembra vada sempre peggio.
Come si può pensare ad un miglioramento dell’umanità se non interessa a nessuno la vita? Se ai vertici del potere ci sono persone a cui interessano solo i soldi?
L’unica via per rimanere sana di mente non può che essere quella di realizzare i miei sogni di bambina, e disegnare. Come si può non impazzire o non vivere nel dolore, in un mondo come il nostro?
Senti malessere? Depressione? Ansia? Schifo per tutto? Voglia di fare nulla? Ecco, ti dico che sei perfettamente normale, sei umanə.
E sai che cosa c’è di bello nella vita? Che cosa ci può tenere a galla?
La diversità. Le innumerevoli risposte a questa vita che ognuno può elaborare. L’unicità.
Ne parlavo qualche giorno fa con una mia amica: ci siamo ritrovate, dopo un mia notte irrequieta in cui non riuscivo a dormire, a scambiarci vocali via whatsapp su quanto la società ci spinga verso uno stato d’animo negativo che è totalmente funzionale a farci acquistare più prodotti.
È un cane che si morde la coda: più siamo depressɜ, più acquistiamo, e più acquistiamo, più siamo depressɜ, perché nessun prodotto che compriamo può darci risposte sul senso della vita, o farci sentire a lungo serenɜ. E soprattutto non ci si fa domande.
Ho lavorato per anni su web e marketing e so di cosa parlo, conosco i meccanismi, per questo mi viene il vomito a pensare di lavorare su web: i meccanismi che ci sono lì producono persone depresse, tristi, più egoiste e più violente.
Perché quando siamo insoddisfattɜ vediamo solo noi stessɜ, vediamo solo la nostra insoddisfazione, vediamo solo un enorme vuoto che cerchiamo di riempire con qualcosa che viene dall’esterno: prodotti, persone, religione. Tutto a nostro uso e consumo, tutto per riempire un vuoto.
Eppure milioni e milioni di persone nella storia, ed anche ora, cercano di dare risposta a questo vuoto, basta ascoltare. Basta cercare di imparare qualcosa dalle persone, non consumarle. Leggere libri, interessarsi all’arte e alla cultura che da secoli produce milioni di risposte diverse.
Farci domande e cercare le risposte, che a loro volta, ci provocheranno altre domande.
Il nostro vuoto, se non ci facciamo domande e cerchiamo compensazioni là fuori, diventerà talmente grande e incolmabile da riempie tutto, da farci vedere solo quello. E soffriamo, soffriamo. Vediamo solo noi stessɜ e il nostro vuoto.
Senza mai chiederci:
Ma tu che cosa vuoi veramente? Cosa voleva quel bambino che eri?
Questa è LA domanda importante da farsi. Tutti i giorni.
Vedrai che la risposta non sarà “una macchina“. La macchina ti renderà “felice“ magari per un mese, un anno, poi sarai d’accapo.
Quindi torno alla domanda iniziale: non mi viene voglia di scrivere perché sono umile? Penso che le mie parole valgano poco?
No, penso che valgano tantissimo.
È che a volte dirle a me stessa mi basta, perché è già tanto.
Per cui se vi fanno del bene, chiedetemele con più insistenza, mi fa sempre piacere ;) Oppure fatemi delle domande :)
Ci sarebbe davvero tanto da dire su questi argomenti!
Vi lascio con qualche mia “opera d’arte“ :) ecco che cosa sto facendo in questi giorni, e non sapete quanta soddisfazione e gioia mi dà :)
L'ho riletta un paio di volte e mi fa sorridere quanto siamo allineate nel modo di pensare ma anche nelle azioni: anche io sto scrivendo meno e mi sto dedicando di più alle mie opere!